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Prostiruzione e sessualità
Una problematica della prostituzione riguarda le differenze, tra uomini e donne, nell’esperienza soggettiva della sessualità e i diversi ruoli sociali in cui questa sessualità si attua. Se si considera la prostituzione un fenomeno sociale e si cerca di comprendere le cause storiche non ha senso chiedersi se il meretricio esiste a causa delle donne che decidono di prostituirsi o se, viceversa, le prostitute prosperano per colpa degli uomini che desiderano avere rapporti con loro. Che la prostituzione prosperi è, comunque, certo. Il fenomeno coinvolge centinaia di migliaia di donne, tra “professioniste” e “saltuarie”, mentre l’afflusso della clientela maschile è, proporzionalmente, elevatissimo. Nemmeno la paura dell’Aids, pur provocando momentanei “crolli delle quotazioni”, ha stroncato questo fiorente mercato. Probabilmente, se le prostitute formassero un COBAS, come quello degli aereoportuali e scioperassero tutte insieme, l’Italia entrerebbe in tilt completo, per un blocco mobilità più preoccupante di quello dei trasporti.
Sulle cause psicologiche o, addirittura, biologiche della prostituzione la scienza non offre risposte definitive. I biologi e i sociobiologi, ovvero coloro che fanno derivare le regole sociali dalle caratteristiche dell’organismo, sottolineano la sostanziale poligamia sessuale del maschio che spinto da un impulso sessuale particolarmente vivace, alimenterebbe il commercio della prostituzione. Anche la sessuologa americana Helen Kaplan che non condivide totalmente le ipotesi sociobiologiche ammette che la spinta sessuale è più difficile da dominare negli uomini che nelle donne. A questo punto, la spiegazione sembrerebbe facile: basterebbe “incolpare” gli uomini per le loro voglie sessuali che li spingono a cercare sempre nuove donne, comprese le prostitute. Tuttavia, la psicoanalisi ha fatto, da tempo, osservare che quando un uomo è, veramente, attratto da una donna, non ha occhi che per l’oggetto del suo amore e che un uomo non vuole e non sente il bisogno di varietà sessuale, quando la sua partner condivide le sue fantasie sessuali. Qui il discorso si complica, perché entra in ballo una realtà che tende a sfuggire sia dalla quotidianità della vita sessuale socialmente accettata, sia dai fugaci incontri offerti dalle prostitute: l’erotismo.
Poiché la morale comune e, soprattutto, quella religiosa ammettono il sesso solo a scopi riproduttivi, escludendo ogni aspetto creativo e fantastico di questa dote umana, la vita sessuale, socialmente regolamentata tende ad assumere caratteristiche che, già negli anni trenta, lo psicoanalista austriaco Wilhelm Reich definiva con il termine “miseria sessuale”. Tra questa “miseria sessuale” e la pornografia pura offerta dalle prostitute, oscillano molti uomini, sperimentando situazioni che, in generale, escludono entrambe l’erotismo. Questa inesistenza sociale dell’erotismo colpisce, ovviamente, anche le donne, reprimendo l’espressione della loro sessualità. Poco importa, allora, se l’emergenza biologica della sessualità femminile sia inferiore a quella maschile; cosa tutta da valutare. È, comunque, una realtà inespressa.