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Preistoria e storia della supervisione tra pari – 2012
Seminario scientifico / Centro Pscicoanalitico di Roma
Centro Psicoanalitico di Roma
Via Panama, 48 – Roma
Seminario scientifico
Lunedì, 27/3/2012 – h. 21.30
L’idea di un gruppo di supervisione tra pari, senza la presenza direttiva di un supervisore più esperto, o anziano, ha radici antiche nell’ambito della storia del movimento psicoanalitico.
Questa esigenza di un confronto paritario fra colleghi nacque, inizialmente, non tanto per motivi teorici o clinici, quanto per esigenze pratiche e condizioni storiche.
Infatti, nella prima situazione concreta in cui sui sviluppò il confronto fra pari, ovvero
nella Società Psicoanalitica Russa, fondata a Mosca, nel 1911, da un gruppo di appassionati freudiani, non esistevano, allora, psicoanalisti esperti o didatti. Le riunioni si tenevano, a turno, nelle abitazioni dei soci che, di volta in volta, proponevano delle relazioni su scritti psicoanalitici. L’accalorato dibattito che ne seguiva era caratterizzato dall’assoluta parità fra i partecipanti. Ovviamente, potevano fare qualche differenza la preparazione e l’acume.
Dopo la guerra e la rivoluzione, che avevano azzerato tutto, una nuova Società Psicoanalitica si costituì, sempre a Mosca, nel 1921. Vi parteciparono personaggi illustri, come Lev S. Vygotskij, Sabina Spielrein, Tatiana Rosenthal, Vera Schmidt e, dalla fine del 1923, anche Aleksandr R. Luria.
La Repubblica Sovietica diede, agli psicoanalisti, una bella sede, dove fu poi avviata l’iniziativa di un asilo psicoanalitico. Anche in questa situazione, gli incontri avvenivano all’insegna della più assoluta parità. Tuttavia, questo senso egalitario proveniva più dal contesto storico e psicologico determinato dalla Rivoluzione d’Ottobre, ancora permeato d’ideali d’uguaglianza e d’innovazione, che dalle dinamiche interne della Società Psicoanalitica Moscovita. Nel gruppo, infatti, fu presente, da subito, il professor Wulff, un analista designato come portatore di caratteristiche didattiche dallo stesso Freud. Poco tempo dopo, anche Sabina Spielrein assunse un ruolo di guida e di riferimento didattico per i colleghi moscoviti. Tuttavia, il vento della Rivoluzione, ancora lontana dall’involuzione stalinista, pareggiava i dislivelli e instaurava un clima di collaborazione egalitaria, accettato con entusiasmo da tutti i componenti della Società di Mosca.
Nello stesso periodo, nel 1922, Aleksandr Romanovič Luria fondava a Kazan, nella repubblica dei Tartari, una nuova Società Psicoanalitica. Non vi compariva nessun psicoanalista formato. I membri del gruppo di Kazan, autorizzati per lettera da Sigmund Freud a riunirsi sotto l’egida dell’Associazione Psicoanalitica Internazionale, erano tutti giovani ed inesperti. Vi era qualche medico, con esperienza psichiatrica, ma nessuno aveva sperimentato cosa fosse la psicoanalisi. Erano presenti, tuttavia, diversi psicologi perché a Kazan, singolarmente, prosperava la prima facoltà di psicologia mai fondata al mondo.
Luria ebbe la ventura di essere il segretario di questo gruppetto di appassionati della psicoanalisi. Dai resoconti che egli spedì e che furono pubblicati sull’Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse, abbiamo una chiara visione dell’attività svolta dalla Società di Kazan. Non esistevano rapporti gerarchici, se non l’incarico, dato a Luria, di fungere da organizzatore. Il gruppo si riuniva per ascoltare dei relatori volontari che intervenivano sui più diversi argomenti. Ovviamente, Luria, come primo promotore dell’iniziativa e studioso di Freud, interveniva spesso; ma le discussioni ed i confronti erano svolti in regime di parità. Non c’era autorità e nemmeno una vera e propria autorevolezza. La psicoanalisi in Russia nasceva in quel tempo e in quel luogo e nessuno, ancora, poteva sostenere di conoscerla meglio degli altri.
Alla fine del 1923 Luria si trasferì a Mosca dove, assieme a Lev Semenovič Vygotskij partecipò alle attività della Società Psicoanalitica moscovita. Le vicende del ciclone politico che, di lì a poco, travolsero, con violenza e autoritarismo, la società sovietica cancellarono, in seguito, la presenza della psicoanalisi in Russia, fin quasi alla fine del secolo.
Ampliando la prospettiva storica all’Europa occidentale, si può constatare che le prime esperienze di supervisione e confronto clinico fra pari furono sempre legate, concretamente e idealmente, alla nascita di quelle situazioni che oggi chiamiamo Centri di Consultazione Psicoanalitica. Non a caso, si tratta di quei luoghi mentali di frontiera dove si stabilisce un contatto fra l’istituzione psicoanalitica, con le sue regole e gerarchie ed il mondo sociale esterno. Sono situazioni, quindi, estremamente sensibili alle variazioni della realtà storica circostante. Per questo devono essere elastiche ed ideologicamente aggiornate, sia sul piano organizzativo, sia dal punto di vista mentale. Inoltre, poiché il lavoro della prima consultazione viene svolto, a turno e con le medesime modalità, da tutti i partecipanti, prescindendo dalle gerarchie, accade che anche l’esposizione dei casi venga proposta in un contesto identico per tutti e, tendenzialmente, egalitario. I Centri di Consultazione Psicoanalitica, fin dal loro esordio storico, negli anni venti, hanno portato avanti, se non delle supervisioni tra pari, delle modalità paritarie di lavoro.
Del resto, proprio ad istanze sociali ed egalitarie, fu ispirato il primo di questi organismi, ovvero il Policlinico Psicoanalitico sorto a Berlino, nel 1920, soprattutto ad opera di Max Eitingon ed Ernst Simmel.
L’iniziativa era, storicamente, collegata alla ventata di idee e movimenti socialisti e popolari che avevano attraversato l’Europa, dopo la prima guerra mondiale, a partire dalla Russia
In quel periodo, nel 1918, subito dopo la prima guerra mondiale, i comunisti ungheresi, guidati da Béla Kun, si impadronirono del potere. Fu formata una struttura governativa rivoluzionaria, che avrebbe preso la denominazione di “Governo dei cento giorni”, a causa, appunto, della sua breve durata. La prima cattedra di psicoanalisi della storia fu istituita dal Ministero della Pubblica Istruzione ungherese e tale insegnamento, che sarebbe durato quanto il governo che lo aveva voluto, fu affidato a Sandor Ferenczi. Quest’ultimo si affrettò ad invitare Sigmund Freud per inaugurare il corso. Nella medesima circostanza si tenne a Budapest il quinto Congresso internazionale di psicoanalisi. Freud intervenne, in questa unica occasione, con un discorso molto attento al problema di una estensione della terapia analitica a più ampi strati della popolazione. “Per il momento – disse – non possiamo fare nulla per i vasti strati popolari che soffrono di nevrosi estremamente gravi…le nevrosi minacciano la salute pubblica non meno della tubercolosi…Dovremo affrontare il compito di adattare la nostra tecnica alle nuove condizioni che si saranno create…Ma quale sia la forma che assumerà la psicoterapia…è sicuro che le sue componenti più efficaci e significative resteranno quelle mutate dalla psicoanalisi rigorosa e aliena da ogni partito preso” (Freud, 1918; tr. it. 1977, pp.27, 28).
La particolarità di questo momento storico, in grado di influenzare la solida compattezza del pensiero di Freud, è alla base della fondazione, nel 1920, del Policlinico Psicoanalitico dell’Istituto di Berlino, che conteneva un Centro di Prima Consultazione. Storicamente, si tratta della prima struttura, realizzata in occidente, per stabilire un contatto organico tra le istituzioni psicoanalitiche e il mondo sociale.
Fu in questo ambito che il confronto clinico e quella pratica denominata oggi supervisione tra pari si svilupparono fortemente, sia all’interno dell’istituzione psicoanalitica, sia con iniziative esterne e personali.
Il Policlinico di Berlino era diretto da due pionieri della psicoanalisi: Max Eitingon ed Ernst Simmel, personaggi di indiscussa autorità clinica e molto impegnati in ambito sociale. L’elenco dei partecipanti comprendeva alcuni degli psicoanalisti più importanti di quel periodo: Karl Abraham, Otto Fenichel. Franz Alexander, Paul Federn, Edith Jacobson, Karen Horney e Melanie Klain. Una forte influenza fu anche esercitata da alcuni analisti, ideologicamente vicini al Partito Social Democratico, tra cui: Helene Deutsch, Wilhelm ed Annie Reich, Erich Fromm e Siegfried Bernfeld.
Il Policlinico berlinese rappresentò il primo contributo concreto della psicoanalisi alle trasformazioni della società occidentale; anche se tale iniziativa va considerata, principalmente, per il suo valore storico.
I primi colloqui fatti ai singoli pazienti, da ciascun analista, venivano discussi in gruppo. La rotazione degli incarichi determinava una situazione paritaria. Tuttavia ciò non fu sufficiente al gruppo degli analisti più giovani.
Quest’ultimi, su iniziativa di Otto Fenichel, sentirono l’esigenza di organizzare un seminario continuativo di confronto clinico, fondato sull’assoluta parità dei partecipanti, che si riuniva privatamente, al di fuori dei calendari stabiliti dal Policlinico berlinese. Il gruppo divenne noto come “Seminario dei Figli” (Kinderseminar) e raccolse, in particolare, gli analisti più giovani e politicamente impegnati. Secondo lo stesso Fenichel, fu Eitingon a suggerire che i giovani candidati avrebbero tratto profitto da discussioni condotte al di fuori dei corsi ufficiali. Il suggerimento fu raccolto e nel novembre del 1924 si svolse la prima riunione del Seminario del Figli (Jacoby, 1983, 63).
Ernest Simmel offre una versione diversa. Alcuni analisti più anziani avrebbero criticato gli incontri organizzati da Fenichel, per l’eccessiva enfasi posta sul collegamento tra psicoanalisi e socialismo. Egli avrebbe reagito dichiarando: “Se non vi piace il nostro modo di condurre le cose, allora saremo dei figli disubbidienti” (Simmel 1946, 70).
Gli incontri proseguirono finché fu in vita l’Istituto o, più precisamente, finché la maggior parte degli analisti non fu messa in fuga dal nazismo
Il gruppo del “Seminario del figli” si riuniva nelle abitazioni private dei partecipanti. Il numero dei presenti variava da cinque a venti. Si ebbero 168 incontri. Durante l’ultima riunione, tenuta nell’ottobre del 1933,prima che il gruppo si disperdesse, Fenichel tenne una relazione intitolata: Psicoanalisi, socialismo e compiti per il futuro. Le caratteristiche tecniche, in base alle quali il gruppo si riuniva e lavorava anticipano e propongono le modalità contemporanee di funzionamento di un gruppo di supervisione tra pari. Anzi, storicamente, il “Seminario dei figli” fondato da Otto Fenichel, seppur tenuto formalmente all’esterno dell’istituzione psicoanalitica, è il primo concreto esempio di un gruppo che, per scelta spontanea dei partecipanti, abbia le caratteristiche dell’attuale supervisione tra pari.
Un fenomeno proprio dei gruppi tra pari è la facilità con cui si stabiliscono forti legami amicali ed emotivi tra i partecipanti. Ciò, in linea di massima, può essere determinato dalla mancanza di una figura fantasmaticamente genitoriale di supervisore, che produca triangolazioni, scatenando competitività eccessiva e gelosie edipiche. Mutatis mutandis si tratta di una situazione analoga a quella che viene a crearsi, nell’adolescenza, quando si forma un Gruppo dei pari tra gli adolescenti che li aiuta a separarsi dall’istituzione familiare. L’analogia con la situazione della supervisione è tale che i termini linguistici per indicare le due situazioni si sovrappongono.
D’altra parte, fantasticamente e concretamente, i partecipanti alla supervisione tra pari aderiscono al gruppo proprio perché cercano un confronto sganciato dalle gerarchie, simbolicamente, familistiche dell’istituzione.
Si determinano, nel gruppo, forti legami su base fraterna dove, come accade tra gli adolescenti, la dimensione della solidarietà e del sostegno reciproco è fortissima. Ove questa solidarietà venga a mancare e si verifichi un simbolico o concreto tradimento, ciò non si basa sul desiderio di attirare l’affetto e l’attenzione di una figura genitoriale carismatica, ma si fonda, come avviene nel Gruppo dei pari adolescenziale, principalmente, su spinte narcisistiche, o confinanti problematiche soggettive.
Nel contesto berlinese, questa corrente di solidale affettività fu particolarmente viva. I partecipanti mantennero sempre i contatti, nonostante l’avvento del nazismo li avesse costretti ad emigrare in varie parti del mondo. L’artefice di questa rete perenne di relazioni fu Fenichel che, per tutta la vita, spedì ai suoi colleghi del Kinderseminar delle “lettere circolari”; i cosiddetti Rundbriefe.
Si trattava di lettere battute a macchina, in più copie con la carta carbone, che Fenichel, spediva agli amici e colleghi del primitivo gruppo. E’ una iniziativa che, per la sua costanza e il suo impegno, lunghissimi nel tempo, testimonia, in modo commovente, il profondo affetto che legò Fenichel ai suoi antichi compagni. A queste lettere egli affidava i commenti e le opinioni che preferiva diffondere in forma non ufficiale. Anche in questo caso, il setting mentale era quello della comunicazione tra pari, al di fuori delle gerarchie istituzionali. Sono state reperite, negli archivi, 119 di queste circolari, spedite dal 1934 al 1945.
Il “Seminario dei figli”, generato storicamente dall’istituzione del Policlinico Psicoanalitico di Berlino fu, come si è descritto, il primo contesto in cui fu pensata e organizzata, sistematicamente, la supervisione tra pari. In seguito, per constatare la presenza e lo sviluppo di questo tipo di attività clinica è opportuno, principalmente, fare riferimento alle attività svolte, nei veri paesi, dai Centri di Prima Consultazione.
Sebbene non esista ancora una adeguata documentazione sul tema, da molti indizi risulta come nei Centri di Prima Consultazione che hanno acquisito le modalità di funzionamento dell’antico Policlinico Psicoanalitico di Berlino, tendano a svilupparsi modalità di lavoro, tra i partecipanti, tendenzialmente improntate alla parità. Lo stesso criterio turnistico e rotatorio, fondamentalmente egalitario, con cui vengono presi i primi appuntamenti con i pazienti richiedenti, limita il peso determinato dalle strutture gerarchiche e ostacola la formazione, automatica, di altre nuove gerarchie.
Fin dagli esordi, il Policlinico berlinese, attirò l’attenzione del movimento psicoanalitico internazionale. I membri della Società di Vienna, toccati nell’orgoglio, vollero emulare i tedeschi. Nonostante la feroce resistenza del mondo psichiatrico ufficiale, un Centro viennese di consultazione clinica fu aperto nel 1922, con il nome di “Ambulatorium”.
In Gran Bretagna, nel 1926, venne fondata la Clinica Psicoanalitica di Londra, per pazienti con difficoltà economiche. Il suo primo direttore fu John Rickman che, peraltro, aveva organizzato servizi medici in Russia ed era anche responsabile, assieme ad Ernest Jones. dell’attività editoriale dell’Istituto di Psicoanalisi Britannico, costituitosi nel 1924.
Dopo la seconda guerra mondiale, la tematica della prima consultazione psicoanalitica emerse, in varie situazioni, nel movimento psicoanalitico internazionale. Ciò accadde sia perché essa proponeva la questione del rapporto tra psicoanalisi, istituzioni e mondo sociale, sia perché, nella prima consultazione psicoanalitica, convergevano diverse, rilevanti questioni cliniche e teoriche.
Non è possibile nell’ambito di questo lavoro, esaminare particolareggiatamente le differenti iniziative. E’ opportuno, comunque, ricordare che, già negli anni cinquanta, iniziarono a costituirsi, negli Stati Uniti, cliniche a orientamento psicoanalitico legate sia all’iniziativa dei singoli, sia a momenti istituzionali.
Anche in Argentina, negli anni settanta, fu fondata una clinica psicoanalitica, intitolata al “Dott. Enrique Racker”, dove i candidati potevano svolgere un tirocinio pratico e dei primi colloqui.
Da allora, per vari motivi, sia istituzionali, sia sociologici, i Centri di Prima Consultazione si sono diffusi un po’ ovunque. In Italia, sostanzialmente, ogni Centro Psicoanalitico ha organizzato un Centro di Prima Consultazione.
L’idea dell’utilità di una supervisione psicoanalitica tra pari si è diffusa, progressivamente, per tutta la seconda metà del secolo scorso, nel movimento e nella istituzione psicoanalitica. Infine, in anni recenti, la Società Psicoanalitica Britannica è giunta a consigliare e a indirizzare i propri associati verso questo tipo di attività comune, ritenendola di estrema utilità formativa, sul piano clinico e teorico.
Note bibliografiche
Freud S. (1918), Vie della terapia psicoanalitica, O.S.F., 9.
Jacoby R. (1983), Il disagio della psicoanalisi, Roma, Astrolabio, 1987.
Simmel E. (1946), «Otto Fenichel», International Journal of Psychoanalysis, 27.